Rassegna stampa

Gli articoli usciti sui giornali e le news su MoRe Impresa Festival


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Ospite di MoRe Impresa Festival, venerdì 13 dicembre, l’economista Veronica De Romanis non ha dubbi, la Legge di Bilancio abbozzata dal governo mette una grossa ipoteca sulle già incerte possibilità di ripresa economica. 

Professoressa De Romanis, dalla marcia indietro sulla cosiddetta “flat tax per le partita iva” ai tentativi – corretti in fretta – di aumentare la cedolare secca, passando per il pasticcio della plastic tax. come giudica sin qui il dibattito parlamentare sulla legge di bilancio per il 2020?

«Mi sembra che si parli solo di tasse in un Paese in cui la pressione fiscale è tra le più alte in Europa. Ciò che fa la manovra è sanare i conti del passato, perché più di due terzi delle risorse della legge di bilancio (23 miliardi su 30 complessivi ndr.), sono destinate a sterilizzare le famose “clausole di salvaguardia”. Poi ci sono tre miliardi destinati all’alleggerimento del cuneo fiscale da luglio 2020, 600 milioni che vanno alle famiglie e poco altro per spese inderogabili. Insomma davvero poco per la crescita».

Facciamo un passo indietro. Cosa sono queste “clausole di salvaguardia” contro l’aumento dell’Iva?

«Provo a spiegarmi. se voglio spendere per finanziare una misura ma non voglio trovare coperture nell’immediato, inserisco in bilancio una clausola che dice: “Le coperture delle misura sono un incremento dell’Iva, ma il mio impegno è quello di evitare questo aumento perché l’anno prossimo troverò una copertura (ossia aumenti di altre tasse, o tagli alle spese) che quest’anno non ho voluto trovare”. Vennero introdotte nel 2011 dal governo Berlusconi ma poi tutti i governi Letta, Renzi fino al Conte 1 ne hanno inserite di nuove. E, se vogliamo dirla tutta, sono un elemento poco trasparente nel nostro bilancio, perché non mostrano una relazione immediata tra quanto lo Stato incassa e quanto spende. Per questo la Commissione europea non le apprezza».

Come sono state disinnescate negli scorsi anni?

«Quasi sempre attraverso maggiore disavanzo, cioè aumentando il debito. Ricordiamo però che il nostro è il secondo debito pubblico in rapporto al pil più elevato in Europa dopo quello greco. quando arriva il momento in cui devono scattare gli aumenti Iva, lo Stato deve trovare enormi coperture – quest’anno sono appunto 23 miliardi – e come le trova? O con aumenti di tasse, o con tagli alla spesa corrente, o facendo nuovo debito. In quest’ultimo modo si sono mossi i governi dal 2011 ad oggi. Con l’eccezione del governo Monti, perché ha aumentato le tasse e del governo Letta, perché ha fatto aumentare l’Iva. Il governo che più di tutti ha messo clausole di salvaguardia è quello Renzi».

Un circolo vizioso che si rinnova di anno in anno dunque…

«Quest’anno vengono disinnescate aumentando il disavanzo. Poi si disinnescano parzialmente per i due anni a venire, ma restano circa 18 miliardi per il 2021 e 25 miliardi per il 2022. Quindi rischiamo seriamente di trovarci nella stessa situazione “Iva sì, Iva no” anche l’anno prossimo e con un Paese che continua a non crescere».

È evidente che alcune decisioni del governo bloccano una vera agenda di politica industriale. In particolare dalle colonne de “il Foglio” lei ha attaccato il reddito di cittadinanza, quota 100 e 80 euro. Perché?

«Lo stesso governo stima che l’impatto della manovra sulla crescita del Pil sarà dello 0,2% (stime aggiornamento documento economia e finanza, settembre 2019 ndr.). davvero troppo poco. Tuttavia non è stata prevista nessuna cancellazione, revisione o modifica delle tre misure bandiera. Soprattutto queste tre misure non incidono sulla vita di chi oggi ha veramente bisogno, giovani e famiglie. Quota 100 manda in pensione i 62enni, per lo più uomini impiegati della pubblica amministrazione. Non avvantaggia certo i giovani, o la staffetta generazionale. Anzi i giovani dovranno pagarne il costo. Sul reddito di cittadinanza poi i dati ci dicono che la maggior parte delle risorse va ai single, quindi non alle famiglie numerose e con serie difficoltà economiche. Aggiungo che non sta generando un ritorno sulle politiche attive del lavoro. Che compito stanno svolgendo i navigator? Infine gli 80 euro vanno a chi già ha un lavoro e quindi – di nuovo – non ai giovani che oggi sono in cerca di un’occupazione. Per concludere i sette miliardi di quota 100, gli altri sette per il reddito di cittadinanza e i 10 per gli 80 euro, generano una spesa di circa 20 miliardi senza un impatto reale sul Pil e senza aiutare chi si trova difficoltà».

E niente taglio al cuneo fiscale, così come richiesto da imprese e associazioni datoriali…

«L’errore è stato politico. Aumentare l’Iva è diventato un tabù. ma spiegare ai cittadini che la rimodulazione di alcune aliquote poteva sanare distorsioni su determinate tipologie di prodotti e contestualmente aiutare a disegnare una manovra pro crescita e un progressivo rientro del debito, sarebbe stato quanto meno necessario. Poi si poteva anche pensare a un piano di lungo termine di spending review volto a ridefinire i perimetri della spesa pubblica e il ruolo dello stato. Capire meglio chi fa cosa e come. Penso al dibattito – ormai dimenticato – sulla privatizzazione delle famose municipalizzate che qualche anno fa dovevano essere ridotte da 9mila a mille e di cui si è persa traccia…».

Più tasse e più controlli dunque. non sembra un programma elettorale vincente per PD e Cinque Stelle…

«La lotta all’evasione è sacrosanta, ovviamente. Ma quando il premier Conte parla di un “Patto con gli italiani” quest’ultimo dovrebbe almeno rispettare il criterio della credibilità. tutte le forze politiche al governo in passato hanno fatto dei condoni; anche i Cinque Stelle. alla luce di questo precedente e con l’aspettativa che prima o poi arriverà un condono, non convinci il cittadino a essere un contribuente  onesto. Aggiungo un secondo punto. I cittadini sono incentivati a pagare tutte le tasse se i proventi della lotta all’evasione vengono poi utilizzati per ridurre la pressione fiscale. Questo non avviene. Gli introiti da lotta all’evasione, circa 4 miliardi, servono per fare cassa e finanziare parte di quei famosi 23 miliardi di clausole . Infine sarebbe utile che un governo che dichiara lotta all’uso del contante e che per l’ennesima volta modifica le soglia di prelievo, fornisse un chiarimento sul reale impatto di questa misura. come di tutte le altre d’altronde».

Il ministro dell’economia Gualtieri aveva dichiarato di voler chiedere alla UE una revisione delle regole fiscali europee, svincolando il conteggio degli investimenti dal “Patto si stabilità e crescita”. Crede ci siano ancora i margini per questa richiesta che – è bene ricordarlo – prevede il consenso di tutti gli stati dell’Unione?

«Lei ha detto benissimo. Modificare le regole significa modificare i trattati e questo non può avvenire senza il comune consenso degli stati. ma questo dibattito è molto italiano. per gli altri governi non è una priorità. Il ministro Gualtieri vorrebbe maggiore flessibilità, ovvero più tempo per diminuire il disavanzo così come previsto da Bruxelles, ma l’Italia ha già goduto di maggiore flessibilità negli anni passati. Ne ha goduto anche il primo governo Conte, ritenuto nemico dell’Europa. Flessibilità significa maggiore tempo per rientrare nei paletti fissati dal fiscal compact, non prestiti o altro. ricordiamoci infine che siamo un’unione monetaria, cioè condividiamo la stessa moneta, ma non siamo un’unione fiscale. Abbiamo una sola moneta, una sola banca centrale, ma 19 ministeri dell’economia che possono decidere la loro politica fiscale in autonomia. questa aspetto, come dimostra il caso Grecia, ha però un impatto su tutti gli stati membri attraverso l’effetto contagio. anche per questo sarebbe bene trovare una strada che concilii crescita e rientro del debito. soprattutto in un momento di generale rallentamento del ciclo economico».